Psicologa Psicoterapeuta, Civitanova Marche, Macerata

Dieci piccoli consigli per affrontare meglio la quarantena da Coronavirus

Dieci piccoli consigli per affrontare meglio la quarantena da coronavirus

 

1. Evitate il sovraccarico di informazioni.

Stare attaccati ai social tutto il tempo alla ricerca di informazioni su progressione del virus, contagi e vittime servirà solo ad accrescere ansia senso di impotenza. Tutto quello che vi serve sapere potete ottenerlo guardando un telegiornale, massimo due. Attingete solo alle fonti ufficiali!

 

2. Affidatevi a persone di scienza (nella speranza che tornino di moda!).

Medici e virologi hanno studiato anni per acquisire quella conoscenza che ora mettono a disposizione della comunità: lasciate perdere gli urlatori e i complottisti alla ricerca di like.

 

3. Assumetevi le vostre responsabilità di cittadini.

Come singole persone non siamo in grado né di comprendere, né di controllare la situazione in tutta la sua complessità. Un buon modo per non farsi prendere dall’angoscia è prendere una parte del problema e lavorare su quella. Cosa ci compete a noi singoli? Uscire poco, mentenere pulito il nostro ambiente, mantenerci puliti ed evitare comportamenti potenzialmente contagiosi. Facciamo questo, niente più. Assumere comportamenti virtuosi di cura e protezione verso noi stessi e nei confronti delle persone vicino a noi , oltre che essere un potente antidoto contro la paura, dà piacere e aumenta il senso di efficacia e sicurezza.

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4. Cercate di costruire una nuova routine giornaliera.

Sarà impossibile riempire tutto il tempo, ma cercate ugualmente di darvi un ritmo: fate un piano per le grandi pulizie, calendarizzate dei lavoretti, fate il pane in casa, leggete e ricavatevi almeno una mezz’ora al giorno per fare esercizio fisico. I giorni sono molti, meglio frazionare le attività...tanto non c’è fretta! Questo non solo vi aiuterà a non cadere nel panico da vuoto, ma vi sarà anche utile quando dovrete riprendere a pieno i ritmi lavorativi perché non passerete da un tempo estremamente dilatato a quello concitato della giornata lavorativa.

 

5. Se avete un balconcino rendetelo accogliente e passate molto tempo al sole.

Il sole stimola la vitamina D che, oltre ad aiutare il mantenimento del tono muscolare e del giusto livello di calcio è un potente antidepressivo…. E poi è piacevolissimo!

6. Mai sentito parlare di comfort food?

Stare molto tempo senza fare niente fa mangiare molto e prediligere cibi che danno molta soddisfazione, come dolci, cioccolato o cose grasse.

Cercate di fare una spesa virtuosa e scandire i pasti: colazione, un piccolo spuntino a base di frutta, pranzo, una merenda leggera e cena. Tanti piccoli pasti leggeri.

Ricordate che il desiderio di cibo può dipendere anche dalle condizioni psicologiche in cui ci si trova. Una fetta di pane e nutella in più ci può stare, ma se vi rendete conto che girate intorno alla cucina come pescecani molto probabilmente non vi sentite tranquilli. Fateci caso.

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7. Spiegate ai bambini che cosa sta succedendo in modo tranquillo e diretto.

Potreste partire da una situazione che già conoscono, come la febbre, un brutto raffreddore o una varicella, per spiegare che in questo periodo è opportuno restare a casa e mettere in atto una serie di comportamenti importanti. Si può spiegare che è una situazione nuova per la quale non ci sono ancora soluzioni adatte e che potrebbe contagiare tante persone. Rassicuriamoli del fatto che i dottori ci stanno lavorando e che presto troveranno una cura, ma finché non ci riescono è bene “dar loro una mano”.

Un buon modo per far sì che interiorizzino le regole di prevenzione (lavarsi le mani, non metterle in bocca, usare i fazzoletti di carta usa e getta, ecc…) è trasformare tutte queste azioni in gioco, magari con la complicità degli adulti, dando loro dei piccoli incarichi. Si sentiranno più consapevoli, coinvolti e meno impotenti.

 

8.I bambini non sono capaci di stare fermi a lungo.

Poiché non è possibile portarli fuori, è bene cercare di mantenere una certa ritmicità, strutturando la giornata. Decidere quali saranno, ad esempio, le ore dello studio e cercare di mantenerle. Dar loro delle cose da fare, dividersi i compiti e coinvolgerli nelle pulizie o nella gestione di casa, tutte attività che consentono di allenare l’attenzione e la concentrazione mantendendoli attivi fisicamente. Anche mettersi insieme a cucinare o fare giardinaggio (tutte attività che tengono impegnati a lungo)

Potrebbe essere carino anche organizzarsi per fare dell’esercizio fisico in casa, approfittando dei vari tutorial e app.

E poi giocate, parlate, giocate, parlate…. Quando vi ricapita?

 

9. Questa non è una situazione “normale”.

Rendersene conto e accettarlo renderà meno impattanti le conseguenze psicologiche. Vivere da persone libere dentro quattro mura, e in qualche caso costretti in situazioni familiari di per sé già difficili, è e deve restare un evento straordinario.

Sicuramente è opportuno evitare di lasciarsi andare e diventare schiavi dei propri bisogni, perdendo il senso del tempo che scorre e della realtà (quanto state spendendo sui siti di shop online, ad esempio?)e in questo senso è utile crearsi una routine, però forzare certi comportamenti solo per provare a mantenere una parvenza di normalità non è protettivo. Ad esempio, se non vi siete sopportati fino a ieri (non mi sto riferendo a situazioni di grave e perpetrata violenza familiare, sia chiaro) è inutile far finta di nulla e sforzarsi di vivere in un film favolistico per un mese. Prenderne atto potrebbe essere un primo passo per trovare una soluzione costruttiva, come ad esempio ridefinire gli spazi e i modi dello stare insieme. Sarà uno sforzo utile sia nell’immediato che a lungo termine, quando la quarantena sarà finita.

 

10. Chiedete aiuto.

Se vi sentite male, se non riuscite ad adattarvi, se avete frequenti attacchi d’ansia o rabbia, fate fatica a dormire o vi sentite depressi, potete chiedere un sostegno psicologico. Potete usufruire della possibilità di ottenerlo on-line, oppure andare direttamente in uno studio, perché il decreto rende possibili gli spostamenti necessari alla salute.

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